domenica 27 settembre 2009

Complice.

Parole nude, affiorono dal profondo, inutili.
Le farfalle volano cercando cristalli nei sogni,
e le fiamme nella foresta bruciano ali e tempi.
Barbari, mercenari, cannibali, preti e profeti.

Forma assente, vuoto, nella mente dilaga follia.
Silenzi assordanti sfondano i timpani, campane
di bronzo fuso dal fuoco dell'inutile guerra.
Nella mente specchi, pensieri brucianti di rabbie.

Poeta, taci? tu non puoi! la tua è Poesia. Illusione
e paura mia, riflessi muti su pareti di gomma. L'orrore
invade il mondo; potenti, bellezze, orchi, del pudore
divoratori. Striscia, tranquilla, languida, la parola vestita.

Piccoli fiori senza più petali. Fragile gazzella, pelle
consumata dagli sguardi assetati di affamati leoni.
Il mondo guarda, il mondo sa, è complice e tace.
Vendute, le vendono morte nell'anima. Ed io, poeta?

Complice!

M.S.
© copyright2009

giovedì 24 settembre 2009

Anima muta


























Castelli di niente alzati al vento. Strutture
assenti, vuoti. Sei solo, povero costruttore,
Narciso, mostri a tutti le tue anime smarrite,
svuotate di ogni forma e luce, Perché?

Gli antichi creavano complessità, forma,
dalla semplicità. E tu, dove vai? Inchinati
umile! Muse nel buio. Echi, in te, lontani.
La stella brillante è nel centro dell'anima.

Nel gelido silenzio, immobile, nella notte
mia, osservo da lontano senza più parlare.
Da una bolla, nell'infinito, io sono nullità.
Parole inutili, che altri chiamano poesie.

Fango. Melmoso, mieloso, appiccicoso,
Pie, vergini bianche, spalmate di grigio.
Lacrime tagliano maschere di ambiguità.
Abile poeta! o solo povero. La Pietra è
ormai offesa.

E fu solo linguaggio. Un tocco inutile
di colore ad un'informe e labile parete.
Ma dov'è quell'infinito in cui naufragare?
Dov'è finito se non nell'anima mia, muta?

M.S.
© copyright2009



ALMA MUDA...




Castillos de la anda alzados al viento, Estructuras ausentes, vacias.
Estas solo, pobre constructor. Narciso, muestra a todos tu alma
estropeada, vacíate de toda forma y luz. Porque?
Los antiguos creaban complejidad, una forma de la simpleza,

Y tu donde vas? Humilde rabioso! Musa de la obscuridad, Asi, contigo, lejano.

La estrella brillante en el centro del alma.
En el frio silencio, inmovil en mi noche, observo desde lejos sin hablar.
desde una burbuja, en el infinito, y soy una nulidad.
Palabras inútiles, aquello que otros llaman poesia.

Fango, barroso, pegajoso, meloso,
Pie, virgen blanca sacudete el gris
las lagrimas tallan mascaras de ambiguedad,
poeta habil! o solo pobre, la piedra se ha ofendido

Y era solo lenguaje, una patina inutil
de colores y un informe sobre paredes fragiles
Pero donde esta ese infinito en el cual naufragar?
Donde se ha terminado si no es en mi alma, muda?

M.S.

traduccion, Andres Alarcon
© copyright2009

mercoledì 23 settembre 2009

32) Pietra


















E sempre ritorni. Arricchita, eterna forma
bloccata dal tempo nel castello. Giardini
ed infinite prigioni. Hai attraversato deserti,
e scintillanti fuochi illuminano i tuoi profili.

Pietra, tra infinite t'ho smarrita, poi trovata.
Dentro ogni dove t'ho cercata, poi levigata,
lustrata. Nell'anima un segreto: la bellezza.
Della natura raro gioiello: la materia grezza.

Piccola, preziosa, nella mano. La mia vista
stordita dalla tua luce. Sei canto che incanta.
Soave. Il tuo volto è un colorato universo,
Gioiello prezioso, cristallo, turchese e rosa.

Melodie si sono affacciate alla mia anima.
I miei occhi ti hanno toccato, la mia bocca
ha distinto il tuo delizioso profumo di rosa
ha assaporato dolcezza, silenziosa musica.

M.S.
© copyright2009

lunedì 21 settembre 2009

31) L'ILLUSIONISTA. Breve storia del GIOCO DELLA PAROLA.


L'illusionista è una raccolta di poesie e piccoli testi, nati con un gioco che mi sono inventato su internet, sul popolare network facebook.


Una sera d'Agosto stavo scrivendo un piccolo testo e, allo stesso tempo, ero in contatto con alcuni amici in linea su facebook. Il testo era ispirato al famoso mito della Medusa, figura mitologica che chiunque la guarda negli occhi ne rimane pietrificato. Avevo nella mia mente una chiara immagine, ma non trovavo le parole per poterla trasferire in frasi scritte. Allora l'idea di coinvolgere i mie contatti. Scrissi la parola “bolla” e chiesi loro quale era la prima immagine che gli veniva in mente leggendola.
La risposta fu pronta, appassionata, divertita e inaspettata: decine e decine di persone all'istante risposero descrivendo la propria immagine mentale che si formava leggendo la parola “bolla”.
Per organizzare la mia idea insieme alle immagini e parole singole che man mano arrivavano sia direttamente dalla mia fantasia, che dal web, da tutte quelle persone in linea, pensai ad una struttura rigida di componimento, ad un sonetto composto da due quartine e due terzine. In tal modo potevo concentrarmi solo sulle immagini parziali e quella finale, e non tanto sulla composizione.
Il risultato finale, la forma finale, mi sorprese, mi divertì e mi affascinò.
Nacque un sonetto dal titolo“Luminosa trasparenza” . Il primo di una lunga serie di piccoli scritti. Lo pubblicai.
Il giorno dopo ci ritornai, azzardai un'opera di “destrutturazione del sonetto”. In sostanza lavorai sulla struttura smontandola al fine di rendere meno rigida la forma, più leggera. Del sonetto iniziale non rimase che una vaga e trasparente struttura invisibile che reggeva la forma che io avevo in mente. Trasformai il titolo in “Luminuse trasparenze” per distinguerlo dalla prima. Mi piaceva dare, insieme alle immagini, anche una chiave di lettura sul mio modo di comporre, che per me è un momento fondamentale nella realizzazione di una poesia: il modo di comporre, di mettere insieme parole e frasi che esprimono immagini, condiziona e trasforma l'evocazione dell'immagine iniziale, la struttura è ciò che regge la forma, la costruzione della struttura è il momento in cui si realizza la poesia. Volevo rendere partecipi i miei contatti anche sulla realizzazione del testo.
Avevo trovato un sistema di lavoro per poter mettere insieme in versi tante immagini che avevo nella mente. Sia la prima versione che la seconda ebbero grandi apprezzamenti, le persone che, divertiti, avevano partecipato, apprezzavano la poesia dimostravano anche felicità nel ritrovare una propria immagine scaturita dalla parola “bolle”, perfettamente incastrata in altre immagini sia mie che di altri partecipanti.
Diedi appuntamento ai miei contatti per le sere successive. Nacque Il “Gioco della Parola”.
Ogni sera un appuntamento fisso con la parola, un gioco che esso stesso, via via, diventa poesia. Per circa quarantacinque sere consecutive ho giocato insieme ad una trentina di amici, partecipanti fissi, più tanti altri contatti, con le parole: una mia immagine, una parola chiave presentata ai contatti, pronte risposte che modificavano o formalizzavano la mia immagine rendendola viva. Il risultato finale di questo “gioco”sono trentasette piccoli scritti divisi per blocchi di immagini.

La prima parte è composta da 14 piccoli scritti: “Trasparenze” . Ognuno di questi quattordici scritti è un frammento di qualcosa che mi circondava nella vita reale in quei momenti: frammenti di attualità, vissuti o solo episodi letti sul web, storie di attualità entrati dentro di me attraverso la navigazione in rete in quelle sere.
Poi un cambiamento improvviso di rotta. Una forma, che si faceva largo nella mia mente, leggermente diversa da quella espressa fino a quel momento, fa cambiare la mia organizzazione di quelle immagini.
Scrivo un piccolissimo racconto, molto breve, una sorta di narrazione in prosa e non in versi.
"Capo Colonna". La messa in forma di ricordi, confusi a sogni e alla mia immaginazione, trasformata dalle immagini dei contatti che rispondevano alla parola “Colonna”.
Quella sera fu una sorta di punto e a capo. Una riorganizzazione dei pensieri. Scesero in campo i sogni, la fantasia, mi stavo ormai allontanando dall'attualità come stimolo creativo per narrare. In quel momento desideravo solo costruire un'immagine pura, una forma pulita di ogni cosa che poteva avere riferimento con l'attuale.
Un mio bisogno che si faceva sentire sempre più forte in me in quelle sere era di affrontare temi grossi, profondi, ma avevo timore di non riuscirci, o, peggio ancora, di poter stancare e suscitare noia nei miei interlocutori: la maggior parte di loro veniva su facebook la sera per rilassarsi e non pensare a niente.

Ma, nonostante questi miei timori, ci provai.
Iniziai con i quattro elementi fondamentali e proposi, una alla volta, le seguenti parole:
Terra, Aria, Fuoco, Acqua.
La risposta dei miei amici, anche questa volta, di volta in volta, per ogni elemento proposto, fu, inaspettatamente, pronta, coinvolgente e appassionata.
Fui veramente felice, continuai nelle sere successive a proporre il mio gioco della parola, e ogni volta realizzavo un piccolo testo che liberava una forma che da tempo era bloccata dentro di me.
Da quelle immagini, rispettivamente per ogni parola che si riferiva al singolo elemento fondamentale, realizzai quattro piccoli testi:
Madre, L'ora, La danza delle scintille e Fluida spirale.

Dopo questi quattro pezzi ci fu un cambiamento straordinario nel mio modo di interpretare questo gioco: per me non era più un gioco, stava diventando sempre di più una vera operazione letteraria, poetica, stava diventando sempre di più l'organizzazione formale di un'idea.
Avevo un'idea dentro di me, già formata, voleva ormai uscire, farsi vedere: voleva avere una forma chiara e leggibile.
La mia mente si affollava di immagini, ricordi, pensieri che volevano essere con forza trasformati in parole scritte. Mi sentii leggermente smarrito da questa sensazione.
Questa volta, senza indicare alcuna parola agli amici e chiedere una immagine corrispondente, scrissi un altro piccolo testo “Toglietemi gli specchi”.
Una riflessione fantastica sul mio mondo interiore di quel momento, dove si rifettevano le immagini che ricevo dall'esterno e quelle che arrivano dal passato e dai sogni, confondendosi nel divenire del tempo.

Dopo questo testo riprende il gioco della parola e nasce il terzo blocco di 17 poesie, ispirate al “Silenzio”.
La prima, per me molto importante, è “Stanza”.

Ormai la mia idea di forma, di poesia che volevo scrivere, era chiara in me: doveva avere confini flessibili, vaghi, plasmabili, un po' come la musica. Potenzialmente si doveva adattare a qualsiasi spazio mentale. Un po' come l'acqua. Per questi 17 pezzi ho usato sia il verso in rima che il verso libero, e sono sempre partito da una struttura bloccata per poi smontarla, liberando la forma e alleggerirla.
In quei momenti ero concentrato sulle immagini evocate dalle parole, la concatenazione tra loro che evoca altre immagini ancora, sulla forma che dovevano percepire i miei contatti e su null'altro.
In genere io amo l'indeterminatezza, il non finito, il vago. I miei sforzi compositivi in quelle sere e in quei giorni -perché di sforzi si tratta e non di illuminazioni creative- li facevo affinché il lettore poteva trovarci ciò che voleva: l'immagine, anzi le immagini proposte, mi sforzavo di non bloccarle in una forma conclusa anche a scapito di un senso logico della composizione.
Una volta finito un testo, e leggevo che non appariva chiaramente un senso logico nella forma di ciò che avevo appena scritto, tra me e me, mi dicevo: -ma poi chi ha detto che una poesia deve avere un "senso logico" mica è un saggio, o un articolo di cronaca?
Me lo sono detto ogni volta che dovevo pubblicare uno di questi 17 pezzi, ma poi, puntualmente, l'ho pubblicato.
“Stanza” è la messa in forma di quel mio stato mentale di quelle sera, le decisioni da prendere affinché una forma abbia un senso anche senza raccontare alcun fatto logico.

Una mia amica di facebook, che ha partecipato attivamente a questo gioco della parola, Marianna Micheluzzi, in uno dei suoi commenti a proposito di “Stanza” scrive: “Ognuno di noi è in quella stanza. Quella stanza è la vita, il vivere, il nostro vivere. 'Porte' e 'orizzonte bloccato' sono parole chiave, che denunciano tutta l'angoscia di chi faticosamente ora dopo ora (24 porte) prova ad aprirle quelle porte. Però gli 'antichi Muratori' sono implacabili nel portare avanti la propria opera e la sfida continua. Si ripete.”
Ed era proprio così! alla fine penetravo mentalmente in una di quelle porte perdendomi, e ritrovandomi, in un mondo di silenzi. Con le parole non avevo altro interesse che dar forma ai sentimenti universali così come li avevo vissuti, li vivo o li vorrei vivere io. I temi affrontati in questo terzo blocco sono stati. il tempo, l'amore, la vita, la morte, la solitudine, l'anima.
Ma non solo, ero anche affascinato dalla bellezza di un fondamentale elemento dell'uomo, quella meravigliosa attrezzatura che ognuno di noi ha a disposizione dalla natura e che mette in relazione il nostro cuore e la nostra mente con l'universo: i cinque sensi. In ognuno di questi testi , c'è sempre l'uomo che attraverso i suoi sensi mette in relazione la propria mente, il proprio cuore, l'anima, con l'universo.

Dopo questa meravigliosa avventura, in una mail, un mio contatto, la mia amica RosaAnna Pironti, mi scrive una lunga lettera facendo delle acute osservazioni su alcuni dei miei scritti. Chiude la lettera con una frase che si imprime nella mia mente. La lettera si chiudeva testualmente così:
"[...]Istintivamente, mi piace, a parte Apollo e Dafne, la trovo di una forte sensualità di carattere maschile. Ci pensavo oggi, sei un affabulatore."
Usa la parola “affabulatore”. Una parola, la parola che stavo cercando.
Lessi quella lettera, risposi, senza accennare a quella parola che si stava conficcando dentro di me, non senza provocare una sorta di dolore.

Affabulatore.
Subito pensai all'accezione negativa del termine, di essere stato frainteso, che stessi tramando qualcosa coinvolgendoli in quel gioco.
Poi, come sono abituato a fare, cercai di ribaltare la situazione e osservai quella parola da tutti i punti di vista possibili e impossibili: cercai di comprendere quanti significati semantici poteva evocare.
Affabulatore, tra i tanti mi piaceva quello che esprimeva il carattere di chi riusciva a raccontare la vita attraverso la “fabula”. Si! mi affascinava l'idea del narratore di favole, del costruttore di immagini, di illusioni.
L'illusionista.
 
M.S.
© copyright2009

venerdì 18 settembre 2009

30) L'illusionista




















Veniva dal mare, quando pensava
nel mare tornava. Pietre invisibili
con sottili e misteriosi fili le infilava.
Vecchio, di un giovane uomo, occhi.

Lo sguardo, dove il cielo si fa mare.
La sua vita, per terre ignote vagava.
La sua voce, scolpiva indefinite forme,
profondo era il pensiero e il respiro.

Raccontava dei dolori e degli amori,
dei suoi illimitati viaggi, raccontava
incubi, desideri, passioni, urli. Sogni
mai sognati, illusioni. Lui stesso credeva.

Fermo in un punto, immerso nell'universo,
il silenzio era il suo migliore amico,
la pietra la sua fedele compagna, il filo,
sconosciuto filo, li teneva insieme.

Gioielli fantastici e rari, invisibili
per tanti, ma non per lui.

M.S.
© copyright2009

giovedì 17 settembre 2009

29) Vento caldo




















Si alzò forte, caldo e delicato, un soffio,
sfiorò una superficie preziosa e vellutata,
ora con solchi scolpiti dal tempo e infinite
e assetate bocche. Incontro di forme, aderenze.

Vento caldo del deserto, con sé polvere
d'oro, attraversò sogni, passioni, desideri
e ricordi. Specchio di ghiaccio e fuochi
Umida la sua aria, arido il suo cuore.

Brivido, di passione o di paura? Bambino! il sogno
ha inizio dove non arriva la parola. Il magma
ghiacciato, dove la sua canzone d'amore cantò,
era un raggio riflesso di infiniti universi, la brezza.

Uno scatto, potente gesto felino, l'incontro
di calde apparenze. Forma perfetta, contiguità,
spazio infinito. Splendore della passione,
musica e movimento. La prima carezza.

E Apollo, Dio della poesia, di Dafne
solo una foglia toccò.

M.S.
© copyright2009

mercoledì 16 settembre 2009

28) La nuvola e il cigno










Di una mattina, che alba fu,
c'era un cigno e una nuvola.
Uno sguardo, una parola,
un tocco di mano e il gioco andò.

Si ritrovarono in un sogno
nello stesso labirinto.
L'orizzonte era scomparso
e negli occhi carezze e balocchi.

Un pezzo di legno, due punte
e un bastone. Un colpo e felici,
Di lui, la voce di lei, parole
segrete dentro il sorriso.

Morbida nuvola, nel suo specchio
il giovane gigno. E' una farfalla,
una carezza il suo desiderio.
Ma non sa come si fa.

Lascia stare il tuo pensiero,
la sintassi e il non senso,
fai volar la fantasia
con la mente e la poesia.

Gira forte, bimba mia,
dentro il cerchio della gioia,
Gira forte bianco cigno,
con le mani parli e canti.

Nuvola,è la forma tua, la via
è la parola.
Se l'accosti a quella giusta
viene fuori la meraviglia.

Mutevole materia
quante notti sono entrate
nel tuo sogno
che l'oblio porta via?

La tua pelle ormai cadente
era fresca e seducente
una lacrima sul volto
bagna il becco del tuo cigno.

Il suo sguardo, la sua mano
le parole, ti ridanno l'allegria.
Son tante, belle e brutte,
poi finisce, tuttavia.

M.S.
© copyright2009

27) Una poesia che nasce
















Chiudo gli occhi, un'immagine, li riapro. Un verso.
Richiudo gli occhi, si affaccia, chiara
nitida, una immagine nuova.
Li riapro, nuovo verso.

Veloce, li trasferisco sulla tastiera.
Poi ancora, ancora e ancora immagini
una pioggia, dentro di me.
Quattro piccole frasi, punto. Daccapo. Pausa breve.

Altre quattro piccole frasi, punto, daccapo.
Una pausa più lunga.
Quasi il doppio di quella precedente.
Poi, tre piccole frasi, punto. Daccapo. Pausa.

Tre piccole frasi ancora,
brevi, ancor più veloci,
musicalmente una fuga. Separate da un punto.
Pausa breve. Poi punto, daccapo.

Pausa lunga. Tre volte la prima.
Ultime due piccole velocissime frasi punto. Daccapo.
Senza soluzione di continuità la firma punto.

Ultima, lunga, pausa.
Alzo gli occhi dalla tastiera, soddisfatto, mi bruciano.
Un lungo respiro, un'altra poesia.

M.S.
© copyright2009

26) Toglietemi gli specchi


Toglietemi gli specchi che moltiplicano il dolore e tornerò ad essere me stesso.
La luce cruda dell'alba mi sveglierà, vedrò forse più chiaro.
Lei. il volto illuminato dalla luce della luna, bianche tende di seta. Occhi socchiusi, stanchi, piacere di una notte.
In silenzio i suoi occhi viaggiavano su quel volto rilassato e sazio.
Abbassò lo suardo, sorpresa e sottomessa da quella rivelazione, girandosi disse:
-ma noi siamo nel presente, o voi siete sempre stato? -
Un leggero scatto delle pupille. Cercò con gli occhi le sigarette sul comodino. Trovò il pacchetto, lentamente ne estrasse una, l'accese. In silenzio, inseguendo con lo sguardo la prima nuvola di fumo, aggiunse:
-non possiamo saperlo e, forse, ne voi ne io potremmo mai sapere-
-Voi dite? Ma forse voi sapete.-
-Non so dove siete, mi sforzo di immaginarlo, ma è impresa ardua. Potevate essere ovunque e in nessun posto, nel passato più antico, oppure non siete ancora nato.-
Allargò le braccia il suo corpo era chiaro, il suo seno piccolo e aprendo la bocca ancora rossa di piacere esclamò: -ho voglia di caffè! -. Si stava per alzare, e lui delicatamente, con decisione, la prese per un braccio: -voi dove siete stata finora?-
-non è importante il dove, ma il perchè-  Seduta, nuda, sul bordo del letto, volgendogli le spalle, di fronte ad uno specchio dal quale lui seguiva le dolci linee disegnate dalle sue lunghe e affusolate mani mentre parlava, aggiunse:
-Ero in balia di una tempesta, tra morti annegati ed anime salvate, io stessa ero morta annegata e voi mi salvaste porgendomi la mano. La luce della luna nell'oscurità delle tenebre rischiarò l'indefinito vostro profilo, uno specchio per me. Il mio cuore ritornò a battere e il mio respiro ad ansimare. Ero una morta annegata, sono un'anima salvata e sarò tra i vostri ricordi, forse, quando voi stesso non siate più che un ricordo.-

M.S.
© copyright2009

25) Arco spezzato













Frecce, nella memoria, fuochi,
angelo ribelle, occhi color di more,
le ali, un peso. Il volo, l'amore
città deserta dai mille volti stanchi.

Nubi, cieli rossi, colonne, antichi templi bianchi
scale, archi rampanti dall'infinito al mare.
Le frecce son sette, ma eran di un colore.
Istante felice nel cielo grigio. Per chi?

Illusione, perduta insieme alle tue ali. Il futuro, fanciullo divino,
aspetta, senza più arco né frecce, a piedi nudi il tuo cammino,
nel campo di viole, in un oceano infinito, salvasti il tuo delfino.

Scivola tempo. Acqua del solitario sogno
brucia, il giovane corpo andato. Arco spezzato,
al canto della sirena. Ali, che volare più non sanno.

M.S.
© copyright2009

24) L'infinita attesa.














Vana volontà di movimento, cristalli di ghiaccio
si formavano per poi dissolversi nel torrido deserto.
Inferno, tra fiamme eterne, occhi azzurri,
indefinito sguardo, di un delfino il tuo canto.

Anima ghiacciata, amore negato.
Dal ghiaccio eterno, dei freddi mari del Nord,
lamento di una balena innamorata. Vive
il tuo cuore, devastato dagli sbalzi, l'infinita attesa.

Uomo di mare, cuore caldo, appassionato,
dentro il tango, rosso il tuo colore.
Ogni tuo gesto era passione, la mano cantava,
canzoni d'amore, quando l'alzavi.

I tuoi occhi, irrangiungibili cristalli di ghiaccio.
Colpito dentro, ferito a morte, cuore aspetta, dolente e stanco.
In te, fumo che evaporando sale, solo ferite scottanti di ghiaccio,
bollente il tuo sudore gronda, al pensiero di lei.

M.S.
© copyright2009

lunedì 14 settembre 2009

23) L'antico custode
















Luminoso, quadrato spazio circolare.
Immobile. I suoi abitanti gli odori.
Confuse nel silenzio, senza colori,
piegate e sole, tre macchie nere.

L'orchidea è stanca. Dov'è il mare?
Bambino, giovane, soldato, anziana donna,
dal volto segnato. Voci, silenziose.
Prorompente sguardo fiero di esser stato.

Penetrante, sei il profumo della fine,
il silenzio è del tempo testimone.
Ormai infinito, soffocante.
Della vita sei l'odore, nella mente.

L'erba, dal temporale estivo, vestita.
Passioni, sogni, desideri, paure, incubi,
menta e aceto, invidie e frutta fresca, cannella.
Acre, fresca la terra bagnata dalla pioggia.

La prima carezza, suo figlio appena nato,
poi il caldo ventre del suo primo amore.
Ogni volta la prima volta. Amore vissuto,
sognato, tradito, annullato dal tempo. La pelle.

Sudore, colori scintillanti, una goccia,
mistero, il tempo e l'oblio, un'anima sola.
Tutto tace, tutto è fermo. Orchidea rosa,
nella mia aria affonda la sua tagliente lama.

E di fango si sporca il mio fiato.

M.S.
© copyright2009

domenica 13 settembre 2009

22) Follia danzante













Punti confusi, brulicano. Vociare,
di una folla, arena della vita e mito.
Indefinita spirale, dove ogni punto
è centro, ogni centro una spirale.

Volti, occhi, persi nel tuo occhio.
Bagagli, antiche memorie, trascinati
suono di un valzer. Ballerino solitario
piuma, idea invisibile tra i tanti.

Perso,tra fili ingarbugliati, in te
geometrie perfette, impossibile ordine.
Universi, sotto il tuo piede, scivolano.

Invisibile spirale, dai miti o dai sogni tracciata,
lastra di ghiaccio, la tua danza è segnata.
Punto, linea, superfice, spazio.

Improbabile ordine tra la solitaria folla.
La tua danza.

M.S.
© copyright2009

21) Assassina galante









Arena di ghiaccio. Elegante signora
nera danza col cavaliere del popolo.
Lastra di sogni, striscia di rosso,
carne, piaceri, lama di luce, istante.

Paura bianca, potente, assassina galante.
anima, buio dentro di te. Urla il corpo
lame, luminosi e taglienti, trafiggono.
Uccide, danza e gioisce, scia tagliente.

Stella che cadi, la luce scava il buio,
roccia il tuo cuore. Per la lama burro.
Assassina, bianca, tagliente, per tanti mito.

Notti illuminate, i tuoi sogni, volano,
calore del volto andato, tesa è la mano.
Stemperato colore del cielo.

Occhi
verde, foglia secca.

M.S.
© copyright2009

20) Cerchio infinito.



















Cavaliere fanciullo, l'ora si avvicina.
Libera l'amore in nome della tua dama.
Vivo sei! Nel petto incalzanti ritmi,
calore al volto, sudore alle mani.

Saltimbanchi, menestrelli, un clown piangente. Musica
antica, profumo di mela, promessa per te brusca,
spalancate le porte son del mondo dei sogni,
incontro, velo di zucchero, occhi negli occhi.

La dama è incantata. Forza, sbriglia il cavallo!
tira la corda e via. Risata folle.
Lentamente gira, cavallino bianco.

Sella rossa, gualdrappa di colori fulgenti, sono
i colori del suo cavaliere. Nella mischia risponde,
felice, destriero saltelli, tenendo il galoppo.

D'improvviso tutto si blocca.
Rossa è la bocca.

Gli occhi son chiusi, ansimanti i respiri,
di labbra tocchi veloci, sconosciuti i sapori.

Punto, cerchio infinito.

M.S.
© copyright2009

19) Capo Colonna

















Costoni d'argilla, antica. Anonime villette, si scioglievano nel mare cristallino e salato. Sole cocente, pasta salata di sardella, pizza alla diavola, peperoncino e vino rosso. Una silenziosa sagoma umana controllava da lontano.

Di notte il silenzio era rotto dal fragore delle onde sul costone. Sfrecciava, nel campo di grano, un'auto rossa. Due giovani amici, felici. Le piante alte, bruciate dal sole delimitavano la stretta strada. Velocità. Al loro passaggio, proiettata dai fari, una lunga pennellata di luce copriva la debole e incerta luce della luna. Le piante sembravano affacciarsi, urlare, guardare, toccare. Le foglie mani, i fiori volti, si formavano per poi dissolversi, nel buio, in niente. Sterminato capo di grano di notte, vivo, silenzioso campo di grano dalla luce tagliato. La musica, forte, ritmata, copriva il fruscio, le risate, il silenzio. Uno slargo imprevisto.
Improvviso precipizio sul mare. Capo Colonna. Luogo antico, vissuto da miti e leggende.
Spensero i fari, e la radio. Il silenzio prepotentemente prende forma. Piccoli passi, sul bordo dei pensieri galleggianti. Occhi persi nella notte.Sul nero, lunga ombra nera.
Colonna antica, al centro di quel centro nero. I passi lenti misuravano il silenzio. Si fermarono sul bordo.
Gli occhi si sforzavano di trovare l'orizzonte. Cielo nero, mare nero. Ombra nera. La luna bianca, un foro nel buio verso l'infinito.
Improvviso nitrito di cavallo infuriato, galoppa, sbuffando, verso di loro.
Una donna di antiche fattezze. Capelli lunghi, neri e svolazzanti al vento, viso luminoso e chiaro. Bocca rossa, carnosa e bella. Corazza di metallo lucente come l'oro. Una mezza luna d'oro e d'argento brillava dai sui neri cappelli. Una mano le briglie, l'altra una spada. Tra sbuffi e frenetico sclapitare il cavallo avanzò.
La luna. La colonna, il cavallo, la donna. Parlò.
-Finalmente vi trovo. Voi due siete i miei pensieri di quando fui giovane e bella. Ero convinta di poter far tutto e tutto facevo. Poi rimasi sola a guardare il mare, ferma di notte e agitata di giorno. Dopo aver viaggiato per l'eternità eccomi a voi. Vi ho ritrovato finalmente dentro l'ombra di una colonna, miei cari e dolci pensieri.-
Femmina dalla metallica corazza, tempesta violenta, arrivava lontano dal tempo e dal mondo.
La donna, il cavallo, la colonna, la luna. Il campo di grano.
Pensieri vaganti, informi spazi senza confine, parole antiche e segni indistinti. Silenzi assordanti che nascondevano urli di lupi affamati di verità nascoste. Mani bianche, vellutate e lunghe, stringevano la spada che squarciava vivi i cuori. Arrivavano versi, lontani, da dentro. Mentre la luce della luna rischiarava debolmente il bianco marmoreo della colonna.

M.S.
© copyright2009

18) Senza senso















Distante, tra profumati gigli, inaccesibile
giardino d'inverno. Parole mute
sfioravano la pelle. Brivido.
Una certezza, tregua, non è niente.

Freddo dal Nord. Vento che fischia,
labirinto senza pudore. Vertiginoso
vuoto, burrone senza fine, ingoia
pantere affamate di carne.

Forma, profumo di vaniglia, intuizione.
La mano scivola. Schiena, vellutata
pelle, nascosta dall'alito del pensiero.
Il ghiaccio fonde, il sangue pulsa.

Negli occhi universi di ragioni,
risucchiati dal vortice di passione.
La mano sfiora il corpo. Debole,
sfocata immagine dal sogno, sorge.

Luce senza colori.
M.S.
© copyright2009


giovedì 10 settembre 2009

17) Parole nel silenzio.













Profumo di fiori, di seta, vento,
notte, desiderio. Realtà o fantasia?
Universi. Amore cieco,
nel silenzio vive e tutto tace.

Corpi, mani, labbra, seni, braccia,
piedi, sogni, desideri, passione, vita
sola. Occhi chiusi, colori stinti, memoria.
Cracidano le rane impazzite rincorrono la scia.

Labirintica si intreccia una scala
nei pensieri, una mano taglia il buio.
Sogno, al di la del mare vivi , silenzioso
nascondi il tuo segreto.

Volti, nel rumore confusi, sovrapposti. Pioggia
battente. Parole consumate si affollano,
flebili e costanti, perdendosi. Poi
patapuffete! Un tuono, le cicale zittiscono.

Momentaneo silenzio, squarciato da un suono
emerso dal profondo. Anima cruda, urlo nel cielo.
Mano tremante, anima lontana, scivola
sul volto un alito caldo.

Vento di agosto, figura di tango, paso lento,
mano nel fianco stringe, parla. Si incontrano
là! dove non è mai notte;
là! dove non è mai giorno.

M.S.
© copyright2009

16) Indefiniti riflessi




















Sguardi penetranti, indifferenti si perdono,
riflessi nel vuoto, sospesi
nel campo segnato dal tempo
una lacrima. Sconosciuta identità.

Bianco cereo, sulla fronte antichi riflessi
di spine. Sulla pelle solchi profondi.
Sogni, desideri, incubi,
passioni, amori, musiche.

Maschera di vecchio, rosso fuoco,
anima giovane, goccia di mare,
tra le infinite gocce, sei vita.
Su un foglio una traccia, scivoli via.

Sfumata disegna la storia. Specchi neri,
limpido riflesso di superfici invalicabili,
tutto rimbalza assorbito dal mare.
Paesi lontani. Incontri nel tempo.

Era bambino vecchio,
vecchio bambino. Poi anima viva.
Scritta con la luce, istante,
eterno riflesso di ciò che era.

M.S.
© copyright2009

15) Stanza

Da dov'era partita, seguendo la linea
fino all'infinito, arrivò.
Cerchio.
Sacro tempio. Inviolabile fortezza,
denti aguzzi di un affamato coccodrillo.

Muri, stanze. Dov'è la parola?
La porta!
Il suo passato perso, tra ventiquattro porte
La mano incerta provò. Nuova si aprì
davanti a lei una stanza.
Orizzonte bloccato, linea spezzata.
Poi ancora porte, ventiquattro.
Al centro un violino,
silenzioso equilibrio col fuoco,
il suo cielo la volta, vela senza centro.
Cercatrice del mistero nel cerchio,
bloccata.
Di notte, antichi Muratori,
riflessi negli occhi di una scimmia,
innalzavano muri,
di perché.

M.S.
© copyright2009

lunedì 7 settembre 2009

14) Con tatto



Dall'inizio del tempo, in silenzio,
dove inizia l'intorno, toccò.
Nella sua mente le parole del mondo
senza alcun suono, musica dentro.
Ossuta, forte, nervosa, tozza.

Polso.
Lama tagliente, odore di tiglio.
Forma, abbozzata in un colpo, dal niente,
dentro di sé. Poi inerte rende la fine.
Maestro d'amore e passione,
tu guidi ed io seguo. Nel mondo, nel tempo.

Con tatto era il tuo gesto. Superfici antiche
ruvide, liscie, calde, fredde, scolpite dal tempo
storie vissute nelle pieghe della materia
contatto fugace, sensuale, naturale, vivo.
L'incanto: di vita gli oggetti.

Ero un uccello sazio con il suo peso
sulla mia spalla.
Una carezza, delicata si alza. Lacrima.
Leggero tremore, è viva, ma spenta.
Musica muta.

Ormai cieca per sempre.

M.S.
© copyright2009

venerdì 4 settembre 2009

13) Silenzio di donna.



Sguardo basso, silenzio assordante, amore nascosto
confini conosciuti, indifferenza. Donna sola.
Ore,
giorni, mesi, anni, tempo pesante.Venere,
sorgevi dalle acque del mare, dove sei andata?

La tua pelle nasceva dalla spuma bianca, morbida,
ora
è perduta, lasciata invecchiare. Barbaro rude,
da sconfinate praterie lontane dal tempo,
sei lì,
uomo solo, senza parole, maligno pensiero.

Stracciato amore che c'è, con un urlo nel silenzio chiede, parola.

Squarciando il sereno, trema il mondo, il cielo risponde
fulmine, fuoco. Tamburi
nel petto salgono in gola.

Era, liscia, bianca, vellutata,
profumata pelle, calpestata per lui.
Urla
donna, più forte che puoi,
sfascia l'incanto. Venere,
uccidi il lupo bambina, vai.

Una dolce melodia aspetta
il tuo canto, oltre, è luce

M.S.
© copyright 2009

12) Luminosa trasparenza




Occhi verdi, incontrano magia, istanti,
inavvicinabili. Creatura luminosa,
trasparente, fluttuante e silenziosa.
Mito antico, un canto i tuoi lamenti.

Oh! Memoria! Di notte, in infiniti
oceani risplendi. Senza una tua casa
avanzi solitaria, il tuo passo è danza.
Pelle, trasparenze, colori indefiniti,

Sensuale armonia luminosa,
mostruoso inganno, nasconde
donna, del mare sei la musa.

I tuoi occhi son di sale, la luna
la tua luce l'oscura, le stelle spente
al tuo passaggio. Trasparente donna.

M.S.
© copyright2009

11) I confini di una Stella



Luisèl Minùs, di uomini soli sogno
rose rosse, di avventurieri senza meta.
La Diva. Luce, pupilla dilatata
strass e paillettes, prorompente seno.

Hai il nome di una bimba.
Piume, nere calze, rete, giarrettiera
labbra, il sapore del mare ignora
è senza luna la notte tua.

Luisèl Minùs, silenziosa scivola
Stella, canzone d'amore senza sogni,
nelle tue vene il buio aspetta, sole.

Spente le scintillanti luci , svela
il dolore di esser sola nei lustrini.
Stella, sogno ancora la tua canzone.
M.S.
© copyright2009

10) Sccccccccccccccc!


Alberto si alza. Gigino chiama: Anna dov'è?
Un urlo scocciato: uè guagliù! assettateve, statéve zitt!
miett' a'pellicola o'stuort'! Buio, silenzio, poi...
Oscurità interrotta da un fascio di luce. Magia.

Silenzioso rumore, stanco, copre il festoso frastuono.
Il mistero del mistero, sogno, foro luminoso
che svela l'infinito. Risate, schiamazzi, lacrime.
Dal vicolo oscuro, suono di campane, la luce.

Famiglie, anziani, giovani e donne. Occhi brillanti.
La mano del bimbo stringe quella del nonno
felice, meravigliato, inizia a sognare.
Altra giovane mano cerca, altra giovane mano aspetta.

L'istante!
Sussurri, commenti, risate,visi arrossati,
mani tremanti si stringono nel buio, fascio di luce
tremolante, svela la vita, sognata e vissuta.
Felix!
Angolo di paradiso, negato nell'inferno.

M.S.
© copyright2009

mercoledì 2 settembre 2009

9) Spirali nere.


Mani, rughe, crosta di pelle
impastata di sale bruciata dal sole. Gesti,
memoria di secoli andati, armatura, preghiera antica.
Direzione e tempo, cavalli e spirali fluttuanti, stelle e comete,
Occhi azzurri, scrutano dove il cielo finisce. Sguardo sicuro.
Paura eterna compagna.

Notte, un'altra avventura.
Meta, lontana da raggiungere. Nettuno,
solitario domatore dell'infinito, folle,
piccolo uomo.
che sfida ogni notte il gigante
di acqua salata.

Niente è segreto
del suo migliore amico di cui ha sempre timore.
Principe, re, cavaliere solitario combatti
tempeste. Qual'è
il tuo unico punto di fuga tra gli infiniti punti
di quella inavvicinabile linea nera?

Mani, braccia, corde, bagnate e tese,
bisonti di acqua salata infuriati, occhi rossi. Poi
una stella, tra le spirali nere in cielo, ti trova,
ti segue.
Stanotte la tua donna è fuori dall'incubo.
Nobile cavaliere solitario, di onde impazzite, lei,
tremando da sempre, attende il tuo ritorno all'alba.

Argenteo riflesso si allunga,
svanendo nel nulla.
Nuovo rosso nasce,
rotolando sull'interminabile
linea bianca.
M.S.
© copyright2009

8) Vortice divino.



Cerchio di ghiaccio, aspetta.
Sicura, la paura è con sé, entra.
Punto
invisibile nell'universo, due
lame d'acciaio, scivolano. Centro.
Un saluto veloce, intorno a te,
occhi.
Applauso spontaneo, musica. Tutù bianco
danza, volteggi, saltelli, farfalla.
gira, le mani si allungano.
Centro.

poi
sempre più forte,
sempre più forte,
sempre più forte,
sempre più forte.

Esile linea bianca, vortice, passione
risucchia il colore, bianco evanescente,
buco nero
nell'universo, intorno a te il vuoto.
Raggi invisibili, tra i tuoi e i milioni di occhi,
fermi.
Le tue palpebre si stringono per non guardare,
buio, luce che illumina la luce.
Eterno lamento nel vorticoso movimento.
Musica.

sempre più forte,
sempre più forte,
sempre più forte,
sempre più forte.

Esile, bianca linea, sei tu!
Sei il centro di quel vortice,
nulla esiste,
nulla è esistito,
nulla esisterà,
amori e dolori, colori e suoni, vecchi e bambini,
il tuo primo cane, la tua bicicletta,
la fotografia delle vecchie scarpe nere,
le mani di tuo padre, il tuo stesso volto,
il tuo cuore ed i tuoi pattini,

nulla,
per sempre, in quel divino vortice.

poi
sempre più forte,
sempre più forte,
sempre più forte,
poi,
stop.

Un grande applauso, tutto ritorna.

M.S.
© copyright2009

7) Madre



Sabbia rossa, sconfinato deserto, anima,
scheggia di vetro nel vento, viva e calpestata.
Madre di tutte le madre, granello azzurro, vaghi
nell'infinito, in una clessidra scivoli via. Fuoco, il tuo cuore,
Efesto forgia spade, gioielli, reti e tranelli, per te son feste.
Affondano nel tempo le radici dell'ulivo che apre le sue ali al vento.

Piume per chiome, fresche le tue acque, dolci
erano i tuoi frutti, poi demoni, divoratori di sabbia,
il nulla. Il tuo mostro. Il tuo seno, morbido tendone
arancione, il bimbo dorme e dall'etere invisibile la più violenta
delle ninna nanna. Finta, umida selva, tre scimmie ed un leone
piangono, occhi lucenti del caimano in agonia.

Vola il gabbiano, tra ciò che risulta vano e sporco.
Profumo di limone.
Piccolo, granello nell'universo, gira, la tua luce
è stanca. Azzurra, da lontano, scura in te.
Tu hai la luna ed io la fortuna.
Geometrica danza, nell'infinito, è il sogno.

Abbraccio lontano, le Verità, scritte,
dai tempi dei tempi, in tutte le lingue, bruciano
oltre le porte dell'inferno, cantava il poeta.
Una lacrima solca il volto del guardiano della memoria.
Principi, mercenari, armature svuotate, affamati
feudi e castelli, bruciano nel campo di viole.

Oro, argento, ocra, bruni, gialli, rossi e tutti i colori
inghiottiti dal nero, il fumo ti avvolge. La spada,
del preferito figlio, conficcata nel tuo cuore di madre.
Violenta tempesta, azzurra camicia trasparente e leggera,
stracciata, resiste ancora.
Amore di madre, tutto perdona.

M.S.
© copyright2009

6) Vento nero


Improbabile allineamento, tra gli infiniti
possibili. Una lucertola, falsa Madre,
Annientamento. Passeggiate improbabili, sabbie
paludosi. Muta, disperata, richiesta.

Azzardati equilibri.

Distorsioni, purezza esaltata rotola, sfera,
tra le sfere la più rotonda. Solitudine amara.
Mano e volto scolpito dall'alito del male.
Nere profondità abissali, incontri di superficie.

Azzurri sconfinati, persi in te.

Tradimenti, incantesimi. Fatture
o della ragione?
Stelle, pianeti, astri lucenti, spade taglienti
lacerano antiche ferite dolenti.

Lacrime, oro versato,
illusioni infrante. Tavola,
imbandita a festa, tra dolci ed il riflesso del volto,
deforme, nella sfera.

Nemica di Dio, candela nera, fioca luce
sei solo infame illusione. Uccidi le anime,
fingendo speranze, succhiando il caldo sangue
della verità altrui.

M.S.
© copyright2009

5) Anima Nuda


Debole, delicata fiamma,
volteggiante nell'aria,anima,
inebriata e stanca,
nuda,
appassita, sotto i suoi piedi, uva.

Senza suoni, sensi annullati,
sola.
Buio, sogno, desiderio,memoria.
Passione, di ogni perché svuotata,
e l'oceano ingoia la meravigliosa sfera.

Non hai più confini,
anima
alzata dal vento, nuvola
di fumo senza
piacere

Vuoto amore,
nulla.
Silenzioso niente, forma
solitario amore, anima
nuda.

M.S.
© copyright2009

4) L'ora


martedì 1 settembre 2009

3) La danza delle scintille








Scintillante, danza di antiche spade, oro
lucente, divampa dalle narici del drago.
Vento.
Straccio svolazzante, trasparenza,
seta luminosa, forma, sinuosa,
vellutata, rosa, rosso, giallo arancio.
Ardente, agita il niente. Forma impossibile,
indefinita forma, consumi e distruggi,
armata di passione, bruci il mare.

Umido sapore salato scivola nel tempo.
Morbida è la notte, lontana, nella gola ardente.
Medusa
incanta il gabbiano, controvento si agitano,
dentro, impazziscono formiche, e farfalle,
dai mille colori, svolazzanti annebbiano il pensiero
Fumo, di niente, dall'alto fin dentro la mente.
Indefinita forma, il tuo segreto è acqua.

La tua voce incanta il serpente.
Disegni draghi nel vento.
Luce brillante, un lieve passaggio, e poi vuoto.
Abbaia al vento un cane randagio.

Paura, mare agitato, luna piena,
una carezza di fuoco.

M.S.
© copyright2009